Il Portico D’Ottavia

L’area occupata dal celebre Portico di Ottavia è oggi compresa tra Via di Pescheria, la Piazza Campitelli, il teatro Marcello e quello di Balbo (Monte Cenci). Quivi il 147 a.C. Quinto Cecilio Metello fece costruire un Tempio dedicato a Giove, circondato da portici, in cui venne incluso anche il Tempio di Giunone.

I portici ed i Templi furono interamente ricostruiti dall’Imperatore Augusto in onore di sua sorella Ottavia (anno 32 a.C.), sotto la direzione degli architetti lacedemoni Sauros (lucertola) e Batrachos (rana), i quali fecero scolpire una lucertola ed una rana sopra i capitelli del portico. Uno di questi capitelli si vede oggi nella chiesa di San Lorenzo fuori le mura. Danneggiati dall’incendio dell’anno 80, i Templi ed i Portici furono restaurati, circa il 203 d.C., da Settimio Severo e Caracalla, i quali posero l’iscrizione, ancora esistente negli attuali propilei, nei quali fu costruita nel Medioevo la Chiesa di S.Angelo in Pescheria.

Il Tempio di Giove (Statore?), costruito dall’architetto greco Ermodoro, e da non confondersi con l’altro Tempio di Giove Statore in Sacra Via Summa, fu il primo tempio marmoreo innalzato in Roma.

Il Tempio di Giunone Regina fu dedicato dal Censorie M. Emilio Lepido, nell’anno 179 a.C.: di questo rimangono parte del basamento, la porta della Cella (nelle cantine di una casa di Via Sant’Angelo in Pescheria), ed una grandiosa elegante colonna scanalata, corinzia, ancora in piedi . Qui fu ritrovato il piedistallo della statua di Cornelia, madre dei Gracchi (oggi al Museo Capitolino).

Molteplici opere d’arte decoravano i Portici d’Ottavia e i due templi: basti citare la famosa Afrodite, (Venere dei Medici) capolavoro della scultura greca, che oggi trovasi alla galleria degli Uffizi a Firenze, (Homo, Rome, Ant. P.220). Agli angoli dei portici vi erano dei padiglioni, uno dei quali fu ritrovato, nel 1867, presso il, Teatro Marcello, alla distanza di soli m. 1,50 dal detto Teatro.

Oggi per i romani il Portico d’Ottavia è sinonimo di “ghetto” ma in realtà, oltre alla funzione di segnare i confini della zona da cui gli ebrei non potevano uscire durante la notte, i resti di questo antico monumento che l’imperatore Augusto fece costruire per sua sorella Ottavia, rappresentano anche il luogo in cui, fino al secolo scorso, veniva effettuata una singolare vendita di pesce “all’asta” denominata “cottio”, a cui partecipava l’intera popolazione romana. Della presenza del mercato del pesce resta traccia in una targa collocata sulla destra dell’arco e recante l’iscrizione che ordinava la consegna ai Conservatori di ogni testa di pesce in vendita di misura superiore alla base della targa stessa. Tale obbligo venne abolito solo nel 1798 durante la repubblica romana.

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